di Leonardo Tonini
Tutto ricomincia il giorno dopo con La cantautrice fantasma, un’indagine appunto patafisica, la scienza delle soluzioni immaginarie. Se avessi letto prima il disclaimer, non sarei cascato, come invece poi ho fatto, nella trappola narrativa del monologo. Bravo Ivan Talarico che ci racconta la storia ben congegnata di questa cantautrice geniale e sfortunata, a cui tutti i cantautori italiani più grandi hanno depredato testi e canzoni, soprattutto quelli in area genovese, De Andre’, Gino Paoli, Paolo Conte… È piuttosto scioccante come spettacolo perché Talarico porta sul palco le prove di quanto ha scoperto, ci fa ascoltare le canzoni di lei e quelle “copiate”. Certo non sono uguali, certo le conosciute sono anche migliori, ma venire a sapere che La canzone di Marinella è rubata da una canzone “piuttosto simile e in certi passaggi identica” di questa autrice, fa piuttosto male. Tutto alla fine si risolve con un patafisico svelamento e il pubblico, io per lo meno, si risveglia da quello che stava diventato un incubo, seppure raccontato con leggerezza e ironia. Chiaro il messaggio politico: raccontata bene e con tanto di prove (anche se false) il pubblico, cioè noi, si beve qualsiasi cosa.
Parte di un articolo pubblicato su Filmbasen.net il 25/7/2024